Il Papa: “Gesù per amore ha accettato l’ingiustizia, l’infamia, il dolore”


Nell’omelia per la Domenica delle Palme, Francesco esorta i fedeli guardare alla croce come “cattedra di Dio” e lancia un appello per i profughi, per i quali “tanti non si assumono responsabilità sul loro destino”

20 MARZO 2016ANTONIO GASPARIPAPA FRANCESCO

Di fronte ad una piazza San Pietro gremita all’inverosimile, Papa Francesco ha celebrato stamane la celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Tra i presenti, i giovani di Roma e di altre diocesi d’Italia, come preludio della GMG 2016 che si terrà dal 26 al 31 luglio a Cracovia (Polonia).

Con tono dimesso e contrito, nella sua omelia, il Pontefice ha spiegato il mistero della Croce, cercando di dare un senso al figlio di Dio che ‘svuotò’ e ‘umiliò sé stesso per “essere in tutto solidale con noi peccatori”. “Lui che è senza peccato – ha detto il Papa – ha vissuto tra noi in una ‘condizione di servo’, non di re, né di principe, ma di servo”.

“A Gesù – ha aggiunto a braccio – viene negata ogni giustizia” e “prova sulla sua pelle anche l’indifferenza perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino”. Il pensiero del Vescovo di Roma va quindi ai “tanti emarginati, tanti profughi, tanti rifugiati”, per i quali molte persone “non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino”

Invece Gesù ci mostra “che l’amore vero consiste nel servizio concreto”. Il suo è un amore umile e profondo, che si manifesta nella “lavanda dei piedi”, dove si sperimenta la sua sorprendente tenerezza. Egli mostra pure l’umiliazione che – ha sottolineato il Santo Padre – non è solo psicologica, ma “si fa estrema nella Passione”.

Gesù viene venduto da Giuda, tradito da Pietro, schernito, deriso, insultato, infamato, picchiato, flagellato, incoronato con le spine. Accusato e processato ingiustamente, Gesù prova sulla sua pelle anche la il dolore della crocifissione e la solitudine del “misterioso abbandono del Padre”.

Nell’abbandono, però, – ha ricordato il Papa – Gesù prega e si affida: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” e respinge l’ultima tentazione che è quella di “scendere dalla croce” e “vincere il male con la forza e a mostrare il volto di un dio potente e invincibile”.

È proprio qui, “all’apice dell’annientamento”, che “si rivela il volto vero di Dio, che è misericordia”, ha affermato Francesco. Cristo “perdona i suoi crocifissori, apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione”. “Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell’Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell’odio”.

Il figlio di Dio si è annientato per i peccatori; “Egli è venuto a salvarci”, ha rimarcato il Papa, per questo siamo chiamati a scegliere la sua via, quella “del servizio, del dono, della dimenticanza di sé”. Il Pontefice ha quindi invitato tutti a vedere nella Croce, la “cattedra di Dio”, per imparare “l’amore umile, che salva e dà la vita, per rinunciare all’egoismo, alla ricerca del potere e della fama”.

Ed ha concluso sottolineando che con la sua umiliazione, Gesù “ci invita a camminare sulla sua strada”. Perciò, rivolgendo lo sguardo a Lui, “chiediamo la grazia di capire qualcosa di questo mistero del suo annientamento per noi; e così, in silenzio, contempliamo il mistero di questa Settimana”.